Il bambino autistico e l’evoluzione che non sappiamo vedere
Siamo sicuri che l’autismo sia solo una patologia?
Siamo certi che un bambino che non parla, che non guarda negli occhi, che non socializza
come “dovrebbe”, sia un bambino rotto da aggiustare?
Abbiamo costruito un mondo su misura per la “normalità”, e chi non si adatta a questa forma,
lo chiamiamo disfunzionale. Ma se stessimo guardando le cose al contrario?
E se il bambino autistico fosse, invece, l’avanguardia silenziosa dell’evoluzione umana?
Viviamo in un tempo in cui la scienza esplora la coscienza, la fisica quantistica mette in
crisi il materialismo, la genetica sfiora l’idea dell’immortalità, eppure restiamo ciechi
davanti a quei segnali che arrivano dalla carne viva dell’umanità: i bambini.
Nel mio capitolo sul bambino autistico non troverai l’ennesima interpretazione clinica o
terapeutica.
Troverai una rivoluzione di sguardo.
Provo a chiedermi – e a chiederti – se quel silenzio non sia una protezione sacra.
Se il loro modo di percepire la realtà, ipersensibile, smodulato, quasi alieno, non sia
una forma di coscienza che ancora non comprendiamo.
O peggio: che non vogliamo comprendere.
E qui la domanda si fa urgente e terribile:
come si svilupperebbero questi bambini se invece di costringerli ad adattarsi ai nostri
modelli con interventi “terapeutici” che, in realtà altro non sono che forzature,
interventi di coercizione e di addomesticamento che finiscono col “castrare” il loro
essere originario, gli consentissimo, invece, di svilupparsi secondo la loro natura?
Se non ci sforzeremo di aiutare questi bambini a crescere assecondando le loro naturali
canalizzazioni di crescita secondo le loro esigenze innate, e non secondo i nostri modelli
stereotipati, non sapremo mai chi sono veramente questi bambini.
Li condanniamo a vivere come ombre, mentre potrebbero essere luci.
Potremmo fallire l’appuntamento con un salto evolutivo che passa attraverso di loro.
E se l’autismo non fosse un difetto, ma un passaggio?
E se i bambini autistici fossero ambasciatori di una nuova umanità, portatori di una
diversa frequenza spirituale, incarnazioni fragili ma potenti di una verità che ci sfugge?
Chi legge questo testo non troverà risposte comode.
Troverà una provocazione, una visione, un invito a pensare l’impensabile: che ogni
bambino, anche il più difficile da “gestire”, è forse un maestro travestito da problema.
Abbiamo il coraggio di ascoltarli davvero?
“la proprietà privata di qualcuno dovrebbe essere determinata esclusivamente dal rispetto verso l’altro da parte di tutti gli altri, così come il rispetto verso l’altro ne dovrebbe determinare la condivisione in caso di necessità o bisogno da parte di qualcuno.”
Il Vecchio Saggio
La calma
Dell’anima
Diffonde
D’intorno
Tepore